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Smart farming: la maggior opportunità di business al mondo

Lo Smart farming – settore che racchiude molteplici soluzioni, dalle più semplici come un’irrigazione economica alle più avanzate e più costose, ad esempio l’irrigazione idroponica – è stato individuato come la principale opportunità di business in risposta alla crisi alimentare globale. Di Lucy Purdy.

La tecnologia non è necessariamente ai primi posti nei pensieri di chi si occupa di agricoltura, ma è impossibile non riconoscerne l’importanza per il settore primario al giorno d’oggi. Tanto importante al punto che l’idea di smart farming è stata identificata come principale opportunità di business nel Global Opportunity Report 2016.

I coltivatori hanno da sempre ricercato informazioni, ad esempio su quando piantare ed effettuare il raccolto, ma ora l’evoluzione della tecnologia permette un ulteriore passo avanti, fornendo a piccole e grandi aziende di agricoltori strumenti sempre più affidabili ed economici per produrre di più con meno. Le Nazioni Unite hanno recentemente annunciato che la produzione di cibo dovrà aumentare nel prossimo futuro del 70% per poter soddisfare l’aumento previsto della popolazione, che raggiungerà i 9 miliardi di persone nel 2020. Tutto ciò è però reso più arduo da uno scenario formato dalle problematiche del cambiamento climatico e dalla diminuzione di terreni coltivabili, a causa dei fenomeni di urbanizzazione e aumento dei costi energetici.

Il Global Opportunity Report 2016, realizzato da DNV GL in collaborazione con United Nations Global Compact e Monday Morning, ha individuato 15 opportunità di business estrapolate dai 5 principali rischi globali. I ricercatori hanno visitato 8 città in 5 diversi continenti e hanno chiesto a più di 5,500 leader, sia del settore pubblico sia privato, di catalogare le opportunità in un ranking di importanza. Lo Smart Farming, non solo ha concluso al primo posto tra le opportunità in ambito food ma anche nel ranking generale, battendo la “concorrenza” delle opportunità individuate nel mercato del lavoro digitale. In particolare sono stati i leader di Nord America, Africa Sub Sahariana e India a dimostrare il principale interesse verso le potenzialità di questa categoria.

“Queste non sono tecnologie futuristiche – sono tecnologie attuali, disponibili oggi – anche se è necessario adeguarle per poterle sfruttare su larga scala” ha affermato Remi Eriksen, CEO e Group President di DNV GL.

Il report individua il diffusissimo smart phone come lo strumento più importante per la nuova agricoltura, permettendo ai coltivatori di accedere a previsioni meteo e dati sul clima così come di connettersi con nuovi clienti e consumatori. Un’agricoltura di precisione è inoltre fondamentale, dato che potrà infatti portare ad un aumento degli introiti annuali di circa il 18%.

Altre tecnologie variano da strumenti economici per l’irrigazione delle colture all’avanzato sistema idroponico, tutte in grado di garantire ai coltivatori un migliore e più efficace utilizzo di risorse idriche e fertilizzanti, diminuendo anche l’impatto per l’ambiente circostante. Un’altra area di sviluppo molto importante è stata individuata nello smart farming urbano, con particolare risalto dato alle coltivazioni “verticali” - un vero e proprio orto composto da diversi vasi o recipienti impilati in uno spazio verticale. Infine altre soluzioni riguardano il monitoraggio del suolo e sistemi di sorveglianza wireless o con droni possono aiutare ad evitare siccità e a proteggere le coltivazioni.

Come appare in pratica lo smart farming?

Marc Oshima è il co-fondatore di AeroFarms, i cui ambienti indoor garantiscono un’efficiente agricoltura urbana grazie all’utilizzo combinato di luci LEDS e di coltivazione aeroponica – nella quale le sostanze nutritive, acqua fertilizzanti ecc, vengono spruzzate direttamente sulle radici, lasciate libere e non interrate. L’organizzazione è attiva nell’area di New York ed è attualmente impegnata nella costruzione della più grande fattoria verticale al mondo a Newark in New Jearsey. Per quale motivo AeroFarms ha scelto di scambiare sole e terreno per coltivare in strutture indoor?

“Diventa sempre più difficile coltivare all’aria aperta a causa di condizioni climatiche sempre più variabili,  problemi di insetti nocivi, mancanza di acqua e terreni fertili. La coltivazione indoor ci permette di ottenere prodotti di alta qualità durante tutto l’anno, lasciandoci inoltre liberi di utilizzare in modo preciso ed efficace risorse preziose. La nostra produttività è maggiore di 75 volte rispetto ad un tradizionale campo coltivato e 10 volte rispetto ad una serra idroponica - coltivazione in cui la terra è sostituita da un substrato inerte irrigato da acqua e sostanze fertilizzanti - riducendo nel contempo del 95% l’utilizzo di acqua e annullando completamente quello di pesticidi.”

Nel team di Oshima collaborano biologi, ingegneri e analisti di dati, che hanno catalogato 30,000 elementi per raccolto, dal sapore dei prodotti alla loro resistenza strutturale, fino allo stress subito dalla piante. “Quando una confezione d'insalata arriva sullo scaffale del supermercato noi sappiamo tutto, dal seme al negozio.” 

L’area Sub-Sahariana è oggi l’area con la più alta percentuale di malnutrizione al mondo ma gli esperti della World Bank sono convinti che i coltivatori africani potrebbero creare un giro d’affari agroalimentare di ben 80 milioni di euro attraverso un efficiente utilizzo di capitali, conoscenze e tecnologie. I rendimenti agricoli in quest’area sono infatti il 50% più bassi rispetto alla media globale.

Samir Ibrahim è CEO e co-fondatore della compagnia di irrigazione solare SunCulture, localizzata in Kenya, il cui kit AgroSolar promette di aumentare la resa agricola addirittura del 300% utilizzando l’80% in meno di risorse idriche rispetto ai metodi di agricoltura tradizionali.

“I Kenyoti sono entusiasti di queste nuove tecnologie,” afferma Ibrahim. “Dei 5.4 milioni di ettari coltivabili presenti in Kenya, l’83% non riceve sufficiente acqua dalle piogge e deve essere irrigato, ma solamente il 4% di questi terreni lo è, rispetto al 37% dei terreni asiatici.

Il team sta sviluppando un nuovo servizio di irrigazione solare on-demand, che costerebbe 2 dollari al giorno e solamente quando richiesto, a cui i tecnici e gli agronomi di SunCulture aggiungono servizi di analisi del terreno accessibili via smartphone. 

Inoltre nel servizio sono inclusi consegna e installazione, evitando a molti contadini delle aree rurali i costi e le difficoltà di un viaggio verso la città per recuperare il materiale. “Questo è essenzialmente un servizio all-inclusive,” afferma Ibrahim che insiste su quanto gli agricoltori debbano essere considerati come clienti e non come poveri bisognosi di aiuto: “In questo modo saremo spinti a realizzare servizi e prodotti che i contadini di tutto il mondo vorranno utilizzare, non solamente prodotti sviluppati per una sola comunità, che ne aumenterà l’isolamento.”

L’articolo, a firma di Lucy Purdy, è apparso nella rubrica Guardian Sustainable Business Rethinking Prosperity, sezione precedentemente sponsorizzata da DNV GL.