Høvik, Norvegia, 16 dicembre 2021 - Secondo il report di DNV Ocean's Future to 2050, la crescita esponenziale dell'energia eolica offshore sarà il principale motore di un aumento, pari a ben nove volte, della domanda di spazio oceanico entro la metà del secolo.
Il report prevede che entro la metà del secolo i parchi eolici offshore richiederanno uno spazio oceanico equivalente alla massa dell'Italia. La crescita sarà particolarmente evidente nelle regioni che vantano lunghe coste e che attualmente hanno una bassa penetrazione dell'eolico offshore. La domanda di spazio oceanico è destinata a crescere di ben 50 volte nel subcontinente indiano e di 30 volte in Nord America.
L'ascesa dell’eolico sarà fondamentale per la trasformazione della Blue Economy. Attualmente, l'80% dei capex (investimenti in capitale fisso) nella Blue Economy viene investito nel settore del petrolio e del gas offshore, ma entro il 2050 questo numero sarà sceso al 25%. Sarà l'eolico offshore ad assistere ai maggiori investimenti, rappresentando la metà di tutti gli investimenti in capitale fisso (capex). La diminuzione della preminenza del petrolio e del gas sarà in gran parte responsabile del fatto che nel 2050 gli afflussi di capex nella Blue Economy saranno minori rispetto ad oggi, mentre le spese operative aumenteranno al di sotto della crescita del PIL. La Blue Economy sarà maggiormente focalizzata sull'Asia, con la Grande Cina destinata a rappresentare più di un quarto dei capex entro il 2050, mentre costruisce la sua capacità eolica offshore e l'acquacoltura marina.
"La Blue Economy sta entrando in un periodo di diversificazione settoriale e geografica", ha dichiarato Remi Eriksen, Presidente e CEO del gruppo DNV. "Attualmente, le regioni che beneficiano maggiormente dell'oceano in termini economici sono quelle che hanno accesso ai giacimenti di petrolio e di gas al largo delle loro coste. Ma man mano che il mondo si decarbonizza e il bisogno di energia rinnovabile cresce, i paesi che non hanno potuto far parte dell'era del combustibile fossile possono far parte dell'era del vento".
La crescente forza economica dell'Asia e la transizione energetica avranno un impatto anche sul settore marittimo. Dopo anni di crescita più rapida del PIL, il commercio marittimo crescerà soltanto del 35% entro il 2050, mentre il PIL globale quasi raddoppierà. Le merci sfuse rimarranno il principale segmento della flotta mercantile, nonostante la ridotta domanda di trasporto del carbone. Le petroliere saranno superate dalle navi portacontainer, che saranno il secondo principale segmento, anche se la domanda delle navi gassiere rimane importante. Il COVID 19 non avrà alcun impatto a lungo termine sull'industria delle crociere e la capacità di ormeggio triplicherà entro il 2050.
La produzione dell'acquacoltura sarà più che raddoppiata entro la metà del secolo, avvicinandosi al livello della pesca di cattura di pesci selvatici. Ma nel 2050 i frutti di mare (interni e marini) rappresenteranno soltanto il 9% della domanda globale di proteine. Si prevede che il totale delle catture annuali sarà di 95 milioni di tonnellate entro la metà del secolo, superando il rendimento massimo sostenibile della pesca marina di cattura e sottolineando l’esigenza di una gestione ottimale della pesca. Il report Ocean's Future to 2050 è una previsione olistica della Blue Economy e copre aree diverse quali cibo, energia, navigazione, turismo, desalinizzazione, salute dell'oceano e pianificazione spaziale.
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