Il mondo si è appena mosso
Quattro cambiamenti di governance trasformativa emersi durante il COP21.
Quest’articolo è stato originariamente pubblicato nella sua versione in inglese suDNV GL Sustainability Blog da Asuncion Lera St.Clair e Kjersti Aalbu, DNV GL Strategic Research & Innovation – Climate Change.
L’accordo sul clima al COP21 di Parigi ha scatenato un intenso dibattito. Gli scienziati e i ricercatori stanno discutendo sulla fattibilità dell’obiettivo di riduzione di 2 °C della temperatura, mentre altri hanno scarsa fiducia negli impegni presi dai Paesi, attraverso i loro Intended Nationally Determined Contributions (INDCs), e della loro volontà politica di agire.
Noi decidiamo, comunque, di vedere il bicchiere mezzo pieno. L'Accordo di Parigi rappresenta un cambiamento che trasforma il sistema di governance del clima. Questo non solo perché l'accordo vincola le parti a una soglia più bassa di rischio climatico (sotto i 2 gradi), ma piuttosto perché il COP21 sta trasformando la filosofia e le azioni, degli “attori della governance”, nei confronti dei cambiamenti climatici. L’espressione “attori della governance” (ndt: “Governance actors” nel testo originale) benché possa sembrare gergale, è in realtà utilizzata in modo cosciente, perché la governance implica molto più di come il singolo governo agisce.
Ci sono 4 nuovi paradigmi di governance trasformativa emersi durante la conferenza di Parigi.
- Spostamento delle responsabilità e dell’azione
Per prima cosa, l’accordo sposta le responsabilità e le azioni a livello nazionale e spezza la paralisi dell’attesa di un’azione su scala globale. L’obiettivo globale "top-down" concordato a livello internazionale, cioè mantenere il surriscaldamento tra 2 ° e 1,5 ° C, è completato dalla definizione di chiare responsabilità "bottom-up" a livello nazionale. Questo include le responsabilità di attori sub-statali (come le città); di soggetti non statali (come le aziende) e di altri individui. Il COP 21 crea le condizioni per una governance policentrica che richiede un'azione concordata di tutti gli stakeholder della società; si rafforza così l’azione politica personale: “Il nostro problema è il mio problema”. Sono finiti i giorni della dipendenza dal miraggio di un unico sistema globale. - L’adattamento è ora importante quanto la mitigazione
L’accordo riconosce come alcuni cambiamenti climatici siano già visibili, mentre altri si staglino all’orizzonte. Ciò significa che controllare il clima non è più soltanto un problema futuro, ma una minaccia grave e imminente.
Il COP21, enfatizzando l’idea che i cambiamenti climatici si stiano manifestando “qui e ora”, sposta al presente la governance del clima e considera l'adattamento ai cambiamenti climatici alla pari degli sforzi per attenuarli. Riconosce inoltre sia le potenzialità di adattamento sia le opportunità di generare co-benefici: guidare meno, per esempio, riduce l'inquinamento dell'aria e aiuta a combattere il cambiamento climatico, a salvare vite umane, e a sostenere uno sviluppo sostenibile.
L'accordo ha il chiaro obiettivo globale di migliorare la capacità di adattamento, rafforzare la resilienza e ridurre la vulnerabilità; si definisce un meccanismo per fornire pronta reattività e preparazione nelle emergenze nelle quali l’impatto dei cambiamenti climatici è già un problema e l'adattamento potrebbe non essere possibile. - Standard e best practice
In terzo luogo, l'accordo menziona esplicitamente la necessità di sviluppare misure per la trasparenza e la responsabilità che, in assenza di forti strutture globali giuridicamente vincolanti, daranno vita a standard e best practice. Gli standard, locali, nazionali, regionali o internazionali, sono una forma privata o ibrida di gestione che coinvolge, spesso su più livelli, molteplici istituzioni e stakeholder. L'attenzione verso queste forme ibride di governance, benché di natura volontaria, può migliorare i processi democratici e alimentare sia responsabilità sia innovazione, generando risultati equi e sostenibili. - Non si tratta solo dell’ambiente
L'accordo di Parigi, definendo chiaramente il contesto, permette di prestare particolare attenzione ai maggiori aspetti di vulnerabilità, tanto attuali quanto futuri, rivelando la profonda interconnessione tra il cambiamento climatico e molte altre forme di insicurezza. In questo scenario è necessario avere una conoscenza approfondita delle dimensioni sociali e umane dei cambiamenti climatici, sfidando i compartimenti chiusi creati dall'attuale ricerca disciplinare, e il trattamento che la politica e la pratica riservano al cambiamento climatico, considerato un problema meramente ambientale. La governance del clima non può più essere una forma di governance solo ambientale.
I cambiamenti introdotti dall'accordo di Parigi ci dicono che la governance del clima non è più il campo d’azione di un unico sistema globale, guidato dai governi, bensì il dominio di una molteplicità di attori; non è solo una ricerca convenzionale o una strategia politica sul clima e non si può considerare solamente come una forma di gestione ambientale, ma la governance di più vulnerabilità.
Questi cambiamenti creano molteplici opportunità per affrontare il cambiamento climatico. In particolare, il COP21 fa si che il settore privato e le imprese si propongano come attori chiave nella trasformazione, verso un futuro sicuro e sostenibile, e nell'adattamento ai cambiamenti climatici. A questo proposito, standard chiari e best practice sono fondamentali per alimentare questa transizione, migliorare la capacità di risposta, così come innescare l'innovazione.
L’impegno di DNV GL nella governance del clima
DNV GL, con il suo programma, DNV GL Research & Innovation Climate Change, ha avviato un progetto di tre anni sulla governance del clima.
L'obiettivo principale, considerando le peculiarità e l’esperienza di DNV GL, è quello di esplorare gli standard e le best practice come forma di governance del clima, contribuendo al consolidamento di una cultura che sostenga lo sviluppo e la diffusione di soluzioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.