La valutazione indipendente dei piani di transizione climatica: dalla strategia alla fiducia
Per accelerare la transizione verso un’economia a zero emissioni nette, la finanza di transizione gioca un ruolo strategico. Sebbene gli investimenti in settori e attività verdi stiano crescendo rapidamente, molti settori in fase di transizione, come l'industria pesante, i trasporti e l'agricoltura, necessitano di capitali per decarbonizzarsi e come tali devono dimostrare il proprio effettivo impegno a lungo termine per la transizione climatica.
Da un recente report di CDP[1], che ha analizzato oltre 23.200 aziende a livello globale, è emerso che solo un’azienda su quattro (5.906) ha un piano allineato a 1.5°C, evidenziando un ritardo nell’allineamento tra impegni climatici e operatività concreta. Inoltre, meno dell’1% delle organizzazioni ha rendicontato dati su tutti gli indicatori chiave definiti da CDP per i piani di transizione climatica – una soglia che rappresenta un criterio fondamentale per attestare la credibilità di tali piani.
Fornire fiducia circa la robustezza dei piani di transizione risulta, quindi, essenziale per evitare rischi reputazionali derivanti da dichiarazioni di intenti non adeguatamente supportate (c.d. “greenwashing”), facilitando inoltre l’accesso al credito, indispensabile per poter dar seguito alla transizione. In effetti, secondo un recente articolo[2], si stima che siano necessari circa 125.000 miliardi di dollari per finanziare la transizione climatica verso l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050.
Cosa si intende per finanza di transizione?
La finanza di transizione comprende tutte le forme di supporto finanziario destinate ad accompagnare le aziende ad alte emissioni di carbonio nell’adozione di trasformazioni strutturali e di lungo periodo, con l’obiettivo di migliorarne la sostenibilità, in particolare sotto il profilo ambientale.
La finanza di transizione può essere intesa secondo sfumature differenti: sia come un'opportunità di transizione verso le zero emissioni nette, sia come un modo per ridurre l’esposizione ai rischi di transizione (rischi normativi e legali, rischi tecnologici, rischi di mercato e rischi reputazionali). Tuttavia, se da una parte i finanziatori e gli investitori hanno necessità di valutare la bontà delle strategie di transizione delle società che intendono finanziare o in cui intendono investire, dall’altra, le aziende stesse devono assicurare che quanto inserito nei propri piani di transizione sia fattibile, affidabile e allineato alla più recente scienza climatica. Per le loro caratteristiche, i settori industriali ad alta intensità energetica e con processi produttivi complessi saranno i principali beneficiari (e richiedenti) della finanza di transizione. Tuttavia, per l’accesso a questi strumenti, il mercato richiede piani credibili e coerenza con gli obiettivi climatici europei.
Cosa sono i piani di transizione climatica?
Il piano di transizione riguarda gli sforzi profusi dall'impresa per la mitigazione dei cambiamenti climatici ed è definito dallo Standard IFRS 2 come “una componente della strategia complessiva di un’entità che delinea gli obiettivi, le azioni o le risorse dell’entità per la sua transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, incluse azioni come la riduzione delle proprie emissioni di gas serra”. A seconda della natura degli obiettivi strategici perseguiti da un’organizzazione, le informazioni incluse nel piano di transizione climatica possono variare. La sua elaborazione si fonda su un’analisi approfondita di dati storici, condizioni presenti e prospettive future.
La rendicontazione dei piani di transizione climatica è attualmente richiesta ai sensi della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) come parte integrante della strategia aziendale. Nella recente proposta di modifica degli standard europei di rendicontazione (European Sustaianbility Reporting Standards – ESRS), in fase di consultazione, viene richiesto alle aziende di rendicontare informazioni sui propri piani di transizione, includendo quelli che potremmo considerare i pilastri di un piano completo:
- Obiettivi di riduzione delle emissioni
- Leve per la decarbonizzazione e azioni chiave
- Pianificazione finanziaria e degli investimenti
- Ruoli gestionali e di supervisione
- Allineamento delle strategie e del modello di business all’Accordo di Parigi
Una rendicontazione trasparente dei piani di transizione climatica è essenziale per mettere gli investitori nelle condizioni di allocare capitali in modo consapevole e mirato a sostegno della transizione ecologica.
Le conseguenze della mancata strutturazione di piani credibili
La credibilità dei piani di transizione rappresenta un elemento chiave per garantire la solidità strategica e finanziaria delle imprese nel contesto della transizione ecologica. Piani non strutturati o poco trasparenti espongono le organizzazioni, e chi le finanzia, a rischi reputazionali, come il greenwashing, e possono compromettere l’accesso a capitali, sempre più vincolati a criteri ESG verificabili. Inoltre, l’assenza di una visione chiara e allineata agli obiettivi climatici globali può generare disallineamento con le normative europee (es. CSRD, Tassonomia) e con le aspettative degli stakeholder, riducendo la competitività e aumentando il rischio di svalutazione degli asset. In questo scenario, la validazione indipendente dei piani diventa uno strumento essenziale per rafforzare la fiducia e mitigare i rischi di classificazione errata.
Cosa dovrebbero fare aziende e finanziatori
Per garantire la credibilità dei piani di transizione climatica, le aziende dovrebbero strutturare le proprie strategie seguendo i principali standard e principi riconosciuti a livello internazionale, come quelli definiti dalla Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD), dalla Science Based Targets initiative (SBTi), dall’International Capital Market Association (ICMA) (che ha pubblicato il Climate Transition Finance Handbook), o dalla normativa europea (CSRD, EU Taxonomy). Questo approccio consente di definire obiettivi chiari, misurabili e allineati agli scenari di decarbonizzazione. Parallelamente, i finanziatori – in particolare banche e investitori istituzionali – dovrebbero richiedere la validazione indipendente di tali piani da parte di terze parti qualificate, al fine di ridurre il rischio di greenwashing e assicurarsi che i capitali siano destinati ad aziende realmente impegnate nella transizione climatica. Questo processo rafforza la fiducia nel sistema e contribuisce a orientare le risorse verso modelli di business sostenibili e resilienti.
Rafforzare la credibilità dei piani di transizione: il ruolo della verifica di terza parte
In particolare, per le organizzazioni di grandi dimensioni o quotate, il mercato mostra un’aspettativa crescente che la validazione indipendente da parte di terzi costituisca una delle evidenze fondamentali a supporto di finanziatori e investitori nella fase di allocazione del capitale. Quando le informazioni divulgate da un’azienda sono state verificate in modo indipendente, ciò ne aumenta l’affidabilità ai fini della valutazione.
DNV, con consolidata esperienza nell’ambito dell’assurance di sostenibilità, supporta le aziende e le istituzioni finanziarie nell’affrontare questo complesso panorama, anche facendo leva sulle proprie competenze specifiche in settori quali maritime, energetico e hard-to-abate. Servizi come la verifica di terza parte e le Second Party Opinion possono aiutare le imprese e le istituzioni finanziarie a garantire che le assunzioni del piano di transizione climatica, il progresso nella sua implementazione, i target intermedi e la fattibilità finanziaria siano affidabili e credibili.
La validazione concerne la valutazione della ragionevolezza delle ipotesi, delle limitazioni e dei metodi sottostanti informazioni prospettiche (c.d. forward-looking); la verifica consente al verificatore di formare un’opinione sull'accuratezza, la completezza e l'affidabilità di dati e informazioni di storico.
Le attività di verifica e validazione indipendente possono svolgere un ruolo fondamentale nel fornire a tutte le parti interessate maggiore fiducia circa:
- Le variabili sottostanti la definizione del piano
- L’adeguatezza e l’allineamento dei target alle traiettorie definite a livello europeo e internazionale
- L’accuratezza e l’affidabilità dei dati relativi al progresso verso gli obiettivi definiti
Per le organizzazioni impegnate in pratiche aziendali responsabili e orientate al futuro, collaborare con un partner di verifica indipendente come DNV, riconosciuto per le proprie competenze tecniche, offre sia fiducia che chiarezza in un contesto normativo e regolatorio in rapida evoluzione.
[1] The State of Play 2023 Climate Transition Plan Disclosure – CDP, June 2024.
[2] The 3 key challenges to financing the climate transition — and what to do about them, World Economic Forum, 2024.
29/09/2025 12:43:00