SDG 2 - Fame Zero

Il secondo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile si concentra sull'eliminare la fame nel mondo.

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La sicurezza alimentare, l'alimentazione e l'agricoltura sono aspetti chiave dell'obiettivo. A differenza di molti altri SDG, il numero 2 basa il proprio successo su un solo indicatore, ossia riuscire ad eliminare il problema della fame nel mondo entro il 2030.

Conclusioni

Con una solo indicatore attivo, il raggiungimento dell'obiettivo si basa sul seguente target: eliminare la fame nel mondo entro il 2030, e assicurare l'accesso a cibi sani, sicuri e nutrienti a tutte le persone, in particolare ai poveri e alle persone in situazioni vulnerabili, come neonati e bambini. L'indicatore scelto per dimostrare l'avanzamento di questo obiettivo è rappresentato dalla percentuale di popolazione al di sotto del livello minimo di consumo energetico alimentare.

Per questo, le regioni del mondo ROW e BRISE hanno ottenuto un punteggio di basso livello, indicato con il colore rosso, mentre Cina, OECD, e USA un punteggio elevato, indicato con il colore verde. L'area BRISE è, tuttavia, in crescita e potrebbe riuscire a ridurre la fame della sua popolazione in modo sufficiente da ottenere una valutazione gialla o verde entro il 2030.

Capire il punteggio

Cinque aree mondiali: USA, OECD (USA esclusi), China, BRISE (Brasile, Russia, India, Sud Africa ed altre 10 nazioni con economie emergenti), ROW (Resto del mondo - Rest of the World).
Indicatore verde: Obiettivo raggiungibile entro il 2030.
Indicatore giallo: Obiettivo difficile da raggiungere entro il 2030; ma con possibilità di superare quota 50% nel raggiungimento dell'obiettivo.
Indicatore rosso: Obiettivo difficile da raggiungere entro il 2030; con la possibilità di colmare meno del 50% del divario tra lo status di oggi e l'obiettivo per il 2030. 

2. Zero hunger
SDG 2: Zero hunger score
Danone: più sano il cibo, più sano il pianeta

La mission di Danone consiste nel "portare la salute attraverso l'alimentazione al maggior numero possibile di persone". A fronte di tale impegno, l'azienda ha assunto la decisione strategica di creare un portafoglio prodotti all'insegna della salubrità, concentrandosi solo sulle categorie salutari, che, basandosi sulle raccomandazioni sanitarie ufficiali, nel 2015 hanno concorso per circa l'88% del fatturato totale di Danone. L'azienda chiama il proprio core business ‘Alimentation’: tale scelta esprime la convinzione che il nutrimento vada al di là di cibi e bevande e che occorra abbracciarne l'accezione più ampia di nutrizione, gusto e dimensione socio-culturale.

I 17 target sono strettamente interconnessi: raggiungere un obiettivo spesso implica e favorisce il successo in altri ambiti. Inoltre, per quanto riguarda l'SDG 2, è nostra convinzione che non possa essere raggiunto in modo sostenibile se non ci si spinge al di là della fame, per occuparsi, tra l'altro, di tutte le forme di malnutrizione, per assicurare cicli di produzione sostenibili e per ripristinare la biodiversità”, dichiara Emmanuel Faber CEO di Danone.

Attualmente, Danone è impegnata a studiare nuovi obiettivi, che considerino tutti e 17 gli SDG principi organizzativi per la propria operatività. 

Stiamo delineando nuovi obiettivi per l'azienda, obiettivi che si spingeranno oltre il semplice conseguimento di crescita e profitti”, conclude Faber. “Siamo del tutto consapevoli che non riusciremo a raggiungerli da soli e che dovremo lavorare con alleati e partner. Abbiamo, nel nostro Manifesto, uno strumento potentissimo, in grado di federare tutto il popolo di Danone attorno a una visione globale, aperta a chiunque sia interessato a unirsi a noi per realizzare una rivoluzione alimentare”. 

Per leggere la case history di Danone e l'intera intervista a Emmanuel Faber vi invitiamo a scaricare il report cliccando il box in fondo alla pagina.

Danone

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