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634 milioni di africani senza elettricità: le microreti possono essere la soluzione

In Africa ci sono più smartphone che telefoni fissi. Nel 1994 nell’area Sub-Sahariana erano stimati 0.1 cellulari e 1.1 linee telefoniche fisse ogni 100 persone. Nel 2014, venti anni più tardi, si registravano 71 cellulari mentre le linee fisse restavano ancorate all’1.1 di media.

Una generazione di giovani africani è cresciuta considerando le line telefoniche di terra come degli artefatti strani e pittoreschi, senza alcuna utilità nelle loro vite quotidiane. Per i cellulari invece gli investimenti sono stati evidenti. Tra il 2012 e il 2014 gli investimenti annuali nei servizi di telefonia mobile nell’area Sub-Sahariana sono oscillati tra gli 8 e i 9 miliardi di dollari (8bn=billion), con un investimento totale di ben 72 miliardi previsto nei successivi 5 anni. Nel solo 2014 l’industria dei servizi telefonici mobili ha contribuito per 104 miliardi, il 5,7 del PIL.

Il settore dell’energia in Africa necessita di maggiori investimenti.

Nel 2012 la quantità di energia generabile nell’intera area Africana era di 82 Giga Watt. Escludendo il Sud Africa il totale scendeva a 38, una quantità prodotta dalla sola Svezia. Nel 2013, l’ultimo anno per cui sono disponibili dei dati, il 32% dell’Africa Sub-Sahariana ha avuto accesso all’elettricità nelle proprie abitazioni, scendendo al 17% nelle aree rurali. In nazioni come Burkina Faso, Sierra Leone e Ciad la percentuale scende addirittura all’1% nelle aree più isolate. 

Molte ricerche hanno evidenziato come ci sia una chiara connessione tra disponibilità di energia e crescita economica. E’ stato stimato che sarebbero necessari investimenti annuali di 27 miliardi di dollari più 14 miliardi di costi operativi solo per mantenere ed innalzare la produzione elettrica del 10%, percentuale appena sufficiente per soddisfare le richieste in attesa e tenere il passo con lo sviluppo economico. In realtà, dal 2002 al 2012, la capacità di generazione di energia è cresciuta solamente di 1.5 punti percentuali all’anno. Il lento progresso nello sviluppo di infrastrutture elettriche sta soffocando le speranze di crescita necessarie per permettere a ampie zone africane di uscire dalla povertà.

Le microreti non sono economiche.

Così come la diffusione dei cellulari ha soppiantato le reti telefoniche fisse un’alternativa alla tradizionale rete elettrica fatta di grandi reti è stata individuata nella distribuzione delle micro reti, potenzialmente perfette per l’utilizzo in aree rurali lontane dai principali centri urbani. 

Sono disponibili numerosi modelli di micro reti, funzionanti ad energie rinnovabili, convenzionali o con un misto di entrambe. Le energie rinnovabili, come il solare o l’eolico, hanno il vantaggio di risparmiare sui costi ed evitando i rischi del trasporto in aree remote. Tuttavia portano con sé altre difficoltà come lo stoccaggio dell’energia creata e il controllo dei network. La costante diminuzione dei costi di stoccaggio dell’energia sta però aprendo nuove possibilità per bilanciare la gestione dell’energia tra rinnovabile e proveniente da fonti convenzionali. 

E’ probabile che la parte più critica nell’utilizzo delle micro reti stia nella misurazione e nel controllo, in modo da permettere continue e sincronizzate analisi sui network, così da garantire una fonte di energia stabile ed affidabile.

Tuttavia, questa è una soluzione costosa per produrre elettricità. Come messo in luce in un precedente articolo, una microrete alimentata ad energia rinnovabile negli USA potrebbe teoricamente produrre elettricità al costo di circa 20 centesimi di dollaro per KWh. Questo potrebbe essere efficace in alcune nazioni africane dove vi è un elevato costo per l’energia. In ogni caso non riflette necessariamente il costo reale dell’installazione delle micro reti in nazioni ancora in via di sviluppo, dove le infrastrutture locali, i trasporti e gli strumenti di misurazione debbono ancora essere costruiti da zero. Infatti, in questi paesi, il costo reale della produzione di energia potrebbe superare 1 dollaro per kWh.

Le popolazioni più povere pagano moltissimo per l’energia.

Dove è disponibile i prezzi dell’elettricità in Africa variano moltissimo da nazione a nazione, ma sono in genere comunque più bassi rispetto all’Europa.

Le popolazioni africane che non hanno accesso diretto all’elettricità sono invece costrette a pagarla a caro prezzo. Un abitante delle aree rurali del Ghana potrebbe pagare circa 1,7 dollari per un litro di kerosene. Se lo utilizzasse per alimentare una lampada ne consumerebbe 42 millilitri all’ora, che equivale ad un consumo di 7,1 dollari all’ora per un’illuminazione scarsa e di bassa qualità condita da fumi nocivi e non certo piacevoli. In comparazione questo rapporto è equivalente a dover pagare più di 50 dollari per kWh di energia elettrica LED; senza ovviamente nemmeno considerare la salute e il benessere di chi è costretto a respirare i fumi del kerosene. 

Nei Paesi in via di sviluppo sono oramai numerosi i programmi intesi per favorire lo scambio di kerosene e candele con lampade alimentate ad energia solare. Ma in termini di sviluppo generale, questi non sono altro che tappabuchi. Per poter davvero permettere ai consumatori africani di utilizzare energia sufficiente per partecipare allo sviluppo economico sono necessarie quantità di energia molto maggiori. Solo su queste basi le micro reti potranno fare la differenza nelle aree più remote. 

Il cambiamento è in arrivo.

Nonostante da tempo si parli delle micro reti come possibile soluzione per il fabbisogno energetico africano è solamente in tempi recenti che si è davvero dato il via ad attività nel settore. Continui miglioramenti e riduzioni nei costi nella produzione e nello stoccaggio delle energie rinnovabili stanno garantendo un generale abbassamento dei prezzi delle tecnologie, rendendole più facilmente accessibili. Un consorzio di aziende statunitensi, tra le quali MAECI Solar e General Electric, sta realizzando una micro rete ad energia solare da 5 MegaWatt sull’isola di Annobon, lungo la costa della Guinea Equatoriale. La compagnia italiana Enel è invece impegnata in Kenya, con un progetto da 1 MegaWatt in grado di rifornire 20,000 abitazioni.

Per trasformare le micro reti in soluzioni realizzabili su larga scala è indispensabile che diventino redditizie, anche senza sussidi o fondi di sviluppo. La tecnologia utilizzata è oggi matura per la sfida e, come abbiamo visto, anche i prezzi sono in discesa. Oggi, in questo settore, è possibile individuare numerose opportunità di sviluppo e di business per investitori privati che possano portare i capitali e le conoscenze necessarie per sviluppare nuove idee efficaci, efficienti ed economiche. La sfida si concentrerà ora su un afflusso stabile e a lungo termine di introiti, provenienti dai consumatori finali, a volte troppo poveri. Possibili soluzioni potranno trarre spunto da quanto accaduto nel settore della telefonia mobile. Ad esempio, tariffe prepagate, magari proprio attraverso gli smartphone, potrebbero presto dominare la scena.

Questa non è ovviamente una soluzione perfetta per ogni situazione, e in alcuni casi lo sviluppo di grandi reti elettriche potrà essere ancora l’idea migliore e più efficiente per rifornire la popolazione di energia. Tuttavia, le micro reti diverranno delle opzioni sempre più appetibili, rappresentando un’opportunità del 21esimo secolo da non limitare per mancanza di immaginazione o inerzia di pensiero.